Chiara Bassi degusta i vini di Podere Casale
Accolgo con piacere l’invito del caro Nicolas a degustare i vini di Podere Casale, azienda dove ho avuto il piacere di soggiornare in occasione del Valtidone Wine Fest di cui serbo un bellissimo ricordo.
La malvasia, in tutte le sue varietà, è in assoluto uno dei vitigni che amo di più in quanto è capace di serbare una grande tipicità e al contempo volgersi in infinite interpretazioni. In particolare i Colli Piacentini sono particolarmente vocati per la coltivazione della malvasia aromatica di Candia, a cui sono particolarmente legata come cultrice dell’Arte e in particolare di Leonardo da Vinci. Il mio amore per questa figura e questa storia è tale da averci dedicato anche il mio primo romanzo, “Lo spumante di Leonardo”, un’opera che rientra nel genere del Realismo Magico.
Podere Casale ripone sicuramente nella malvasia aromatica di Candia il suo cavallo di battaglia e lo fa con due espressioni interessanti: La dolce uva 2018 e il Bianco del Casale 2019. Entrambi sono vini piacevoli e di facile beva, che è poi la caratteristica di tutti i vini dell’azienda.
La dolce uva 2018 si presenta di colore giallo paglierino brillante con riflessi oro verde. Al naso è caratteristico, con intense note di fico caramellato, miele d’acacia, albicocca essiccata e rabarbaro. In bocca è morbido, coerente, zuccherino e piacevole. Vino dolce molto beverino che ti consiglio di abbinare con formaggi erborinati non troppo piccanti, tipo il blu di capra francese o il gorgonzola dolce. Se vuoi osare provalo con le ostriche sarde, mentre se sei un tipo più tradizionale e cerchi un abbinamento per concordanza, la classica ciambella piacentina è assolutamente perfetta!
Bianco del Casale 2019 si presenta di colore giallo paglierino tenue e brillante, consistente. Al naso è delicatamente floreale con note di fiori di campo che si intrecciano a sentori di burro, erbe aromatiche e mango. In bocca è fresco, coerente e sapido, con una pseudocalorica alta, ma bilanciata. Persistente, lascia in bocca impalpabili note tropicali. Si presta benissimo come vino da aperitivo, soprattutto per accompagnare i salumi della tradizione piacentina. Per gli appassionati di pesce lo consiglio con gli scampi crudi con un filo d’olio.
Il Bianco del Casale contiene il 50% di ortrugo, un altro vitigno autoctono del piacentino da sempre bistrattato dagli enofighetti dei giorni nostri. Senza polemica alcuna, credo che un appassionato di vino di valore è capace di collocare un vitigno o una tipologia di vino nella sua tipicità, e pertanto dovrebbe per questo apprezzarne le peculiarità oltre il gusto personale. L’Ortrugo frizzante è un vino che accompagnerà i tuoi momenti conviviali con semplicità e discrezione, in punta di piedi, senza disturbare. Non tutti i vini sono nati per essere prime donne e a volte il fascino sta proprio in quella piacevolezza che, pur non facendo parlare di sé, ruba un calice in più, un brindisi o un sorriso.
L’Ortrugo frizzante di Podere Casale è esattamente quello che mi aspetto di trovare nel bicchiere se ordino questo vino, cosa che ammetto mi capita di rado, ma più per geografia che per altre velleità. Si presenta giallo paglierino tenue con un perlage piuttosto fine, numeroso e persistente per essere un vino frizzante. Al naso è intenso e caratteristico con note nitide di pesca bianca, pera, fiori di magnolia e banana. In bocca è piacevole, croccante, sapido e fresco. Abbinalo ai tuoi aperitivi più spensierati e rilassanti, possibilmente con uno gnocco fritto spalmato di pesto di lardo. Io in mancanza di quello ci ho abbinato dei muffin salati con il guanciale e la robiola grassa!
La Val Tidone non è terra solo di vini bianchi come la Malvasia e l’Ortrugo, anche il Gutturnio – nelle sue varie espressioni – merita un suo spazio soprattutto per gli amanti del vino rosso.
Il Gutturnio Superiore 2019 di Podere Casale per me è una chicca, in assoluto il vino che mi è piaciuto di più. Ho assaggiato tre versioni di Gutturnio: la Riserva 2015, il Superiore 2019 e il Frizzante 2020. Partiamo dalle basi: il Gutturnio nasce dall’assemblaggio di due vitigni da sempre coltivati in queste zone: la barbera e la croatina, che localmente chiamano bonarda. Tu però non ricordarti il nome bonarda o rischi di confonderti con il vitigno bonarda che non c’entra con il gutturnio, almeno non che io sappia.
Il Gutturnio Frizzante è un vino che (parlo in generale) a causa dei suoi profumi vinosi e del retrogusto amarognolo non sarà mai nelle mie corde, ma che tuttavia reputo particolarmente adatto per chi è abituato a bere birra e guarda con sospetto il vino, soprattutto rosso. Potrebbe essere un vino di passaggio, al ben più interessante Gutturnio Superiore 2019 che invece degustato alla cieca conquisterebbe anche l’enofighetto. Ne sono certa! Si presenta di un bel rosso rubino intenso con qualche sfumatura violacea, impenetrabile e consistente. Al naso è caratteristico e intenso con note di pepe nero, chiodi di garofano, cioccolato fondente e marasca. In bocca è molto equilibrato, con un tannino ben amalgamato, una leggera sapidità e una grande morbidezza. Probabilmente il figlio primo della classe di un’annata calda, convince per la sua piacevolezza.
Un prodotto sulla stessa scia il Gutturnio Riserva 2015, anche se più morbido e con profumi più maturi e un po’ meno eleganti del Superiore 2019. Si abbina sicuramente bene a brasati e carni alla brace.
Un brindisi agli splendidi Colli Piacentini!
Sommelier AIS e autrice del wine blog Perlage Suite. (Miglior Wine Blog d’Europa 2017 nella cat. Abbinamento cibo vino)