Castelli e fantasmi a Piacenza e provincia
La provincia di Piacenza non è famosa solo per la buona cucina, gli ottimi salumi e i vini frizzanti. Alla ribalta delle cronache di ogni tempo, ci sono i numerosi castelli: ciascuno con le sue leggende e con i suoi fantasmi.
Partendo dalla Val Tidone, la prima sosta di questo viaggio nell’arcano fa tappa al castello di Agazzano. Questa fortezza ha pianta a U con portico su tre lati ed un ingresso con elegante cancellata.
Attorno alle mura dell’edificio aleggerebbe il fantasma del conte Pier Maria Scotti detto il Buso, per la sua abilità di spadaccino che, quando colpiva, lasciava un orrendo buco.
Il conte fu pugnalato a morte nel 1514, ed il suo cadavere, mai più ritrovato, fu gettato nel fossato nel castello.
I testimoni delle apparizioni del fantasma del Buso, raccontano di una presenza che urla, batte le catene e ruota la spada. E’ lo spettro di un cavaliere di ventura molto alto, dalla corazza scura, che brandisce una spada e indossa pantaloni di pelle, stivali ed un elmo con penna azzurra.
Una figura minacciosa per una visita da brivido, per quanto i testimoni delle apparizioni siano unanimi nel descrivere la buon’anima come uno spirito buono.
Lasciato alle spalle il borgo di Agazzano, e spostandoci qualche chilometro più ad est, possiamo scorgere all’orizzonte l’inconfondibile profilo del Castello di Rivalta, dove incontreremo le storie di ben due fantasmi.
Nel villaggio medioevale di Rivalta, tutti conoscono le vicende dell’antico proprietario del maniero, Pietro Zanardi Landi, che fu assassinato per rivalità legate all’eredità. Sembra che il suo fantasma abbia perseguitato per decenni gli eredi fraudolenti, molestandoli senza pietà durante notti immense e misteriose.
Sino ai giorni nostri, invece, si protraggono le gesta del cuoco Giuseppe, ucciso oltre trecento anni prima dal maggiordomo di cui aveva insidiato la moglie. Diversi testimoni affermano di aver udito il fantasma di Giuseppe produrre rumori molesti come “battute ritmiche che sembrano un pestare di bistecche.”
A dover fare i conti con lo spettro del cuoco di Rivalta, è stata persino la principessa Margaret d’Inghilterra, che negli anni Ottanta, durante una notte in cui era al castello, ha dovuto fronteggiare Giuseppe per oltre dieci minuti, mentre questi metteva in funzione elettrodomestici e altre apparecchiature senza che fossero collegate alle prese della corrente, spostando quadri e oggetti vari, soprattutto nell’ala del castello affacciata sul Trebbia, dove si trovava la vecchia cucina.
E che il castello di Rivalta possa essere al centro di attività paranormali non deve sorprendere più di tanto. Ancora oggi è possibile visitare l’antico pozzo della morte, o pozzo a rasoio, crudele marchingegno utilizzato per assassinare i condannati alla pena capitale, che non sarà necessario ricordarlo, in epoca medioevale poteva essere comminata con una certa facilità.
In quel tempo, un po’ ovunque, si era affermata l’abitudine di costruire trabocchetti o botole che si aprivano sopra a delle cavità più o meno profonde, terminanti in ambienti senza uscita e ricoperte di lame, rasoi o altri corpi contundenti acuminati.
Precipitare in questi anfratti comportava una morte terribile quanto certa, il più delle volte per dissanguamento tra sofferenze prolungate ed interminabili, con arti e costole fratturatisi nella caduta e il corpo martoriato dalle ferite da taglio.
Leggende si rincorrono un po’ ovunque e numerose sono le testimonianze tramandate a proposito di questi “pozzi del taglio.”
Nel castello di Rivalta, il pozzo era collocato, e lo è ancora oggi, nello svettante e caratteristico torresino. Per giungere alla botola che si apre sul pozzo molto profondo, i condannati erano costretti a salire una angusta scala a chiocciola, e percorrendola ci si può immaginare lo stato d’animo di quegli sventurati.
Nel piacentino vi sono tracce di altri “pozzi con le lame” anche nel castello di Zena a Carpaneto, nella torre Farnese di Bettola, nel castello Malaspina di Bobbio, e nella torre del palazzo gentilizio dei Malvicini Fontana a Vicobarone, proprio qui a Podere Casale, oggi trasformato in azienda agricola con agriturismo.
Continuiamo il nostro viaggio attraverso i castelli del piacentino, e giungiamo alle porte di Grazzano Visconti, borgo medioevale con la sua antica rocca risalente al 1400 d.c.
Attorno a questi luoghi ricchi di storia aleggia da secoli una presenza, che si muove tra il parco ed il castello, ed è il fantasma di una dama, dal nome ricco di poesia: Aloisa.
La storia di Aloisa ed il suo triste destino sono stati tramandati dai racconti della gente.
Ella, sposa di un capitano di milizia, fu infatti tradita dal marito e morì di gelosia e di dolore.
Da allora non ha smesso di manifestarsi a visitatori e turisti, talvolta anche in forma aggressiva, schiaffeggiando i malcapitati. Si dice che per placare il suo spirito indomito, sia necessario pagare pegno, ed offrire fiori o altri piccoli omaggi alla sua memoria.
Secondo altre testimonianze non è uno spirito ostile ed è diventata nel tempo la protettrice degli innamorati, proprio lei che nell’amore non ebbe fortuna.
Si dice anche che un giorno si manifestò al Duca Giuseppe, che era un medium, e ne guidò la mano per tracciare il suo ritratto: una donna di forme rotonde, non alta e con le braccia conserte rappresentata in diverse statue di Grazzano Visconti.
Concludiamo il nostro percorso attraverso i castelli ed i fantasmi del piacentino giungendo in uno dei luoghi più misteriosi ed inquietanti di tutta la provincia. Stiamo parlando del castello di Gropparello, costruito sull’Appennino emiliano a circa30 km da Piacenza. L’edificio risalente al secolo XI e dall’aspetto compatto della roccaforte, è dotato di una doppia cinta muraria merlata, cortile, torri, torrione d’ingresso, doppio ponte levatoio, mastio e camminamenti di ronda scavati nella roccia.
Nelle notti ventose e tempestose si possono udire delle strazianti urla femminili provenire dai sotterranei del castello. Altri affermano di aver avuto contatti con una figura femminile che si aggira per il maniero, triste e sconsolata, avvistata spesso nella sala d’armi.
In ogni caso c’è chi è pronto a giurare che in generale tutto il castello sia interessato da fenomeni strani ed inspiegabili.
Secondo la leggenda a manifestarsi sarebbe il fantasma di Rosania Fulgosio, colpevole di essersi concessa ad un suo antico corteggiatore, tale Lancillotto da Anguissola. Il marito tradito, Pietrone da Cagnano, informato da una fedele serva dell’adulterio della moglie, si sarebbe vendicato murandola viva nelle segrete del castello.
Il misfatto sarebbe avvenuto nel 1200, e ancora oggi la sfortunata Rosania sarebbe alla disperata ricerca del riposo eterno.
Certe storie mi mettono sempre i brividi
Fantasmi e leggende, un connubio da paura.