Il vigneto di Leonardo da Vinci
Sul genio e sulle opere di Leonardo da Vinci sono stati scritti migliaia di libri ed ogni anno vengono organizzate centinaia di mostre d’arte e di convegni storici e scientifici in tutto il mondo.
Ogni aspetto della vita di Leonardo è da sempre oggetto di studio e meritevole di ulteriori ricerche e approfondimenti.
Persino i lati più misteriosi ivi compresi presunti risvolti esoterici della sua sterminata produzione artistica sono stati investigati portando ad esiti clamorosi quanto controversi.
Ci siamo già occupati delle recenti scoperte della Professoressa Carla Glori nel nostro articolo “Bobbio esoterica”
La professoressa ha documentato con rigore scientifico, e dimostrato con ragionevole certezza, come sullo sfondo della Gioconda, uno dei quadri più noti di tutta la storia dell’arte, sia dipinto il paesaggio circostante la città di Bobbio, con il famoso ponte Gobbo sul fiume Trebbia ben visibile.
Ma i collegamenti con le terre piacentine non finiscono qui.
Nella primavera del 2015 è stato reimpiantato a Milano, ed è ora aperto al pubblico e si può visitare, il vigneto di Leonardo da Vinci.
A coronamento di una pluriennale indagine che più sotto vi illustreremo nei dettagli, è stato stabilito, dopo rigorosi riscontri storici e scientifici, che il vigneto in questione fu donato a Leonardo nel 1498, andò distrutto in un incendio nel 1940, e le viti che lo costituivano erano di Malvasia di Candia aromatica, un vitigno autoctono dei Colli Piacentini.
A scoprire la grande passione di Leonardo per il vino è stato l’enologo Luca Maroni, che per molti anni ha studiato la vita del celebre ed eclettico genio durante i suoi anni a Milano.
Si è così portato alla luce come nel 1498 il Duca di Milano Ludovico il Moro abbia ricompensato Leonardo con un vigneto ubicato presso Porta Vercellina ed esteso su di una superficie di 15 pertiche e tre quarti, pari a circa 8.320 metri quadrati.
Leonardo parla del suo vigneto in alcuni suoi scritti e dal confronto con successivi documenti storici è stato possibile ricostruire la collocazione esatta del podere, una cui parte si trovava nell’odierno cortile della Casa degli Atellani presso il civico 65 di C.so Magenta. Sfortunatamente è altresì documentato come un incendio nel 1940 abbia distrutto ciò che di quel vigneto rimaneva ancora intatto dopo 442 anni.
Grazie all’intuizione di Luca Maroni, convinto che nel terreno del giardino di Casa Atellani si potessero trovare resti delle radici delle vigne appartenute a Leonardo, le ricerche sono dunque proseguite su di un piano scientifico.
Gli scavi effettuati hanno in effetti consentito il ritrovamento di materiale biologico.
Con la collaborazione del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Milano, e grazie alla direzione scientifica del professor Attilio Scienza, massimo esperto di DNA della vite, e alla genetista Serena Imazio, si è provveduto all’estrazione del dna ed alla sua successiva comparazione con un numero ristretto di vitigni, selezionati con un’accurata indagine storiografica e con il censimento degli erbari italiani ed europei.
Il risultato di questi confronti ha permesso di identificare nella Malvasia di Candia aromatica le vigne appartenute a Leonardo.
Il passo successivo, reso possibile dalla Fondazione Portaluppi e dagli eredi di Casa Atellani, ha condotto al restauro del vigneto di Leonardo da Vinci con il reimpianto di alcuni filari di Malvasia di Candia aromatica a cui ha collaborato anche il Consorzio di Tutela dei vini doc dei Colli Piacentini nella persona del suo presidente Roberto Miravalle.
Le visite alla vigna di Leonardo Da Vinci e al museo di Casa Atellani durano circa 30 minuti e sono possibili tutti i giorni dalle 9 alle 18 solo su prenotazione attraverso il sito ufficiale.
Fonti:
Rinasce a Milano il vigneto di Leonardo da Vinci; di Marco Terzoni ed Elettra Paolini; su Vigne Vini n.3 marzo 2015
Leonardo era veramente eccezionale, ed il suo vigneto doveva forse assomigliarli…
Leonardo e la Malvasia piacentina: una correlazione che non ti aspetti.