Le prime testimonianze documentate sul Castello di Sarmato risalgono alla fine del XIII secolo come proprietà di Gherardo Pallastrelli illustre personaggio legato alla vicenda di San Rocco.
Secondo la leggenda San Rocco da Montpellier di ritorno da un viaggio di pellegrinaggio a Roma si ammalò di peste nei pressi di Piacenza, decidendo di isolarsi dentro una caverna naturale nascosta dalla foresta nei pressi del Castello. Per curare le ferite fu assistito da un Angelo che fece discendere una nuvoletta di pioggia miracolosa.
Il padrone del maniero Gherardo, o forse Gottardo, Pallastrelli, a passeggio con il proprio cane, si imbatté nella caverna dove conobbe Rocco ancora malato e come un buon samaritano lo assistette sino alla guarigione. San Rocco, dopo essersi ristabilito, ripartì ed il Pallastrelli condusse da quel momento una vita di sacrifici e pellegrinaggi decidendo alla sua morte di lasciare parte dei suoi beni ai bisognosi.
Il Castello di Sarmato fu in precedenza con ogni probabilità un presidio Longobardo e venne edificato intorno all’anno mille. Ubicato in posizione strategica vicino ai fiumi Po e Tidone era un crocevia a ridosso di due percorsi molto battuti per tutto il medioevo: la via Emilia pavese e la via Francigena.
Insieme a Castel San Giovanni e Borgonovo Val Tidone svolgeva la funzione militare di avamposto di confine a difesa dei territori piacentini (guelfi) continuamente minacciati dai rivali pavesi (ghibellini).
Una delle prime battaglie documentate risale al 1216 quando a Sarmato si radunarono le milizie milanesi e piacentine prima di lanciarsi alla conquista delle fortificazioni ghibelline sulle alture nei pressi di Rovescala.
Il Castello fu poi venduto nel 1363 alla famiglia Seccamelica per conto di Galeazzo Visconti, signore di Milano. Nel 1399 passò a Margherita Seccamelica, moglie del Conte Giacomo Scotti. Successivamente venne occupato dagli Arcelli per tornare nel 1439 ad Alberto Scotti e passare nel XIX secolo ai conti Zanardi Landi di Veano.
L’edificio era in origine a pianta rettangolare in seguito modificata ad U. Al suo interno sono custoditi molti documenti antichi e preziosi, compreso un archivio delle casate nobiliari. Nel famoso studiolo, conosciuto per i preziosi affreschi del periodo tardo-gotico e attribuiti a Bonifacio Bembo, si svolgevano incontri culturali, letterari e musicali.
Nel secolo XVIII fu trasformato in residenza dagli Scotti di Sarmato e per tutto il secolo successivo arricchito con preziosi arredi.
Il complesso interamente edificato in laterizio è circondato da mura, ancora ben evidenti anche se ormai piuttosto erose dal tempo, in passato contornate da un fossato.
Le mura racchiudono un piccolo borgo di pianta rettangolare, diviso da due strade perpendicolari con abitazioni, tre chiese, il castello e lateralmente la rocchetta.
Gli accessi al borgo sono tre e tutti protetti da costruzioni difensive. L’ingresso principale è a sud, difeso da un rivellino merlato con due archi, uno per il passaggio pedonale e l’altro, a sesto acuto, per quello carrabile. Entrambi erano dotati di ponte levatoio. Gli altri due accessi fortificati si trovano uno ad est ed ospita il municipio, e l’altro ad ovest ed è chiamato la rocchetta.
La chiesa principale è quella di Santa Maria Assunta, costruita nel VIII secolo per volere del principe Longobardo Burnengo, ricostruita intorno all’anno mille, distrutta da un incendio e nuovamente riedificata nel 1572. Dopo ulteriori rimaneggiamenti durante il secolo XIX è stata ampliata negli anni cinquanta e trasformata a croce latina.
La facciata è rimasta di stile neorinascimentale caratterizzata da lesene con capitelli corinzi sormontati da una trabeazione e frontone mosso. L’interno a tre navate custodisce nell’abside un quadro della Beata Vergine di Enrico Prati del 1891, una pregevole statua della Madonna del Rosario di Geernaert ed un organo ottocentesco.
Fonti: “Piacenza e la sua provincia” di Leonardo Cafferini, Nuova Litoeffe, Castelvetro Piacentino; 2005
Castelli del Ducato di Parme e Piacenza
Comune di Sarmato
Foto: wikipedia