IL VINO NEI SECOLI: il romanticismo in Italia
di Marco Rossi
Torniamo alla letteratura, e diamo la parola a un caro e romantico poeta delle terre nostre, quello che il Giusti chiamò: quel tal Sandro, autore d’un volumetto in cui trattasi di promessi sposi e che mise in bocca a suoi personaggi, queste precise parole:
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“Come!” disse don Rodrigo: “si tratta d’un brindisi al conte duca. Vuol dunque far credere ch’ella tenga dai navarrini?” Così si chiamavano allora, per ischerno, i Francesi, dai principi di Navarra, che avevan cominciato, con Enrico IV, a regnar sopra di loro. A tale scongiuro, convenne bere. Tutti i commensali proruppero in esclamazioni, e in elogi del vino; fuor che il dottore, il quale, col capo alzato, con gli occhi fissi, con le labbra strette, esprimeva molto più che non avrebbe potuto far con parole. “Che ne dite eh, dottore?” domandò don Rodrigo. Tirato fuor del bicchiere un naso più vermiglio e più lucente di quello, il dottore rispose, battendo con enfasi ogni sillaba: “dico, proferisco, e sentenzio che questo è l’Olivares de’ vini: censui, et in eam ivi sententiam, che un liquor simile non si trova in tutti i ventidue regni del re nostro signore, che Dio guardi: dichiaro e definisco che i pranzi dell’illustrissimo signor don Rodrigo vincono le cene d’Eliogabalo; e che la carestia è bandita e confinata in perpetuo da questo palazzo, dove siede e regna la splendidezza.”
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Tutto questo ci dà una vivace idea di come veniva considerato il vino: un riscaldamento senza tubi o bolletta, del corpo e dell’anima.