Nel 218 a.C. i Romani fondarono una delle più antiche colonie dell’Italia settentrionale con il nome di Placentia. Successivamente la città di Placentia venne attraversata da due nuove strade: la via Emilia e la via Postumia. Divenne in questo modo un importante snodo del sistema viario romano oltre che un porto fluviale di primaria importanza.
Nel 303 d.C. venne martirizzato presso Travo il legionario romano Antonino, divenuto in seguito patrono della città. Nei secoli IV e V grazie all’azione dei primi vescovi Vittore e Savino si diffuse a Piacenza il culto del cristianesimo e fra i secoli VI e XII sorsero numerose chiese.
Quattro chiese da visitare a Piacenza
Ubicata nell’omonima piazza fu edificata a partire dall’anno 350 la basilica di San Antonino. Più volte rimaneggiata, fu ricostruita nel 1004 a croce greca per volontà del vescovo Sigifredo. All’incrocio dei transetti si erge la torre ottagonale caratterizzata da tre ordini di finestre bifore. Nel secolo XIV fu aggiunto il pronao progettato da Pietro Vago e detto del Paradiso, caratterizzato da un grande arco ogivale sormontato da rosone e pinnacoli. All’ingresso è collocata una lapide a ricordo dei preliminari della pace di Costanza del 1183 che proprio in questa basilica furono firmati dal Barbarossa insieme ai delegati della Lega Lombarda. L’interno è a croce latina rovesciata in stile gotico, prolungato nel corso del XIV secolo con l’aggiunta di cappelle laterali. Nel presbiterio le volte sono state affrescate dal modenese Camillo Gavasetti, mentre lungo le pareti si trovano cinque tele dipinte da Robert de Longe raffiguranti episodi della vita di San Antonino, le cui spoglie sono conservate sotto l’altare.
Il Duomo fu costruito tra il 1122 ed il 1232, dedicato a Maria Assunta, sorge sulle rovine dell’antica cattedrale di Santa Giustina abbattuta nel 1117. La facciata è in stile romanico a capanna, tripartita da contrafforti e con grande rosone centrale. E’ scandita da due ordini sovrapposti di logge cieche. Gli ingressi sono tre, tutti sormontati da doppi protiri arricchiti da pregevoli bassorilievi posti nelle lunette. L’interno è a tre navate con quella centrale caratterizzata dall’armonioso succedersi dei matronei ad archi ogivali gotici appoggiati sopra eleganti archi romanici a tutto sesto. Le intersezioni tra i transetti e le navate laterali sono stati affrescati da Camillo Procaccini, mentre il tiburio a cupola ottagonale è stato affrescato tra il 1625 ed il 1627 dal Guercino e dal Morazzone. Affrescato anche il soffitto a vele del presbiterio: nella vela centrale “L’incoronazione della Beata Vergine” ancora del Procaccini e quelle laterali affrescate da Lodovico Carracci. La torre campanaria alta settantuno metri è del 1333 e sulla sommità è stato collocato nel 1341 un angelo di rame dorato detto “Angilon”. La torre campanaria svolse anche funzioni civili legate all’amministrazione della giustizia cittadina quando, per volere di Ludovico il Moro, duca di Milano e signore si Piacenza, vi si collocò la gabbia di ferro battuto utilizzata per punire i malfattori giudicati colpevoli di gravi misfatti. Infine la cripta, del IX secolo a croce greca con 108 colonne, conserva le reliquie di Santa Giustina martire del IV secolo.
In via Alberini si trova la basilica di San Savino, dedicata al secondo vescovo di Piacenza, dopo San Vittore, e costruita
una prima volta nel V secolo. Fu però distrutta nel 899 dagli Ungari e quindi ricostruita intorno all’anno mille. La chiesa subì altri numerosi rimaneggiamenti nel corso dei secoli, come ad esempio la facciata settecentesca in stile barocco sovrapposta a quella originale in stile romanico. L’interno è a tre navate sostenute da pilastri decorati con capitelli a motivi zoomorfi e fitomorfi raffiguranti vegetali e figure mostruose. Nella cripta, costruita intorno all’anno mille, sono conservati l’urna con le reliquie di San Savino e un pregevole mosaico pavimentale del ciclo dello zodiaco.
In Piazza Cavalli, all’incrocio con via XX Settembre, è stata costruita nel XIII secolo in stile gotico-lombardo la basilica di San Francesco. La facciata a capanna è sormontata da tre guglie ed è scandita da quattro contrafforti con rosone centrale e due forati laterali. Sulla sinistra è stata collocata una lapide commemorativa per ricordare che nel 1848 all’interno dei chiostri adiacenti la chiesa, di cui oggi rimane un porticato, venne proclamata l’annessione della città al Regno di Piemonte e Sardegna. L’interno è a pianta basilicale di ispirazione cistercense, a tre navate sostenuta da possenti pilastri in cotto. Segnaliamo nella navata sinistra l’arca sepolcrale del patriota risorgimentale Giuseppe Manfredi , opera bronzea del XIX secolo ottenuta dalla fusione di cannoni austriaci. Il presbiterio è a quattro absidi e all’interno di uno di questi è conservata “La deposizione della Croce” opera scultorea attribuita al Mochi. Meritevole di menzione anche la cappella sulla navata di destra, dedicata alla Beata Vergine ed affrescata nel XVI secolo dal cremonese Giovanni Battista Trotti detto il Molosso.
Gli edifici religiosi e le chiese ubicate a Piacenza e meritevoli di una visita sono certamente più numerose delle quattro sopra descritte e vi dedicheremo certamente altri articoli nel prossimo futuro.
Piacenza si può raggiungere in macchina partendo dall’agriturismo Podere Casale in circa quaranta minuti, percorrendo una distanza di trentadue chilometri.
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