La storia del vino: antica Grecia parte seconda

IL VINO NEI SECOLI: antica Grecia parte seconda

di Marco Rossi

Ulisse, prigioniero con i compagni nella grotta chiusa da un masso che solo il ciclope poteva spostare, lo ingannò ubriacandolo con il vino, non prima di avergli fatto spostare la pietra, di quel che bastava per il loro passaggio. Il vino greco, però, era più uno sciroppo alcolico che una bevanda. Non si beveva puro ma tagliato con acqua, in proporzioni stabilite dal Simposiarca greco. Ecco cosa dice Anacreonte:

Misura

Presto, ragazzo, una coppa!
Un brindisi, d’un fiato!
Tu mesci dieci mestoli
D’acqua, cinque di vino:
ch’io voglio fare un’orgia,
ma senza esagerare.

E Senofane ci spiega come si fa:

La miscela

Prima cosa da mescere nel calice: non vino,
ma acqua: il vino lo si versa sopra.

Oltre a tagliarlo, aggiungevano miele e resine, che servivano a renderlo più stabile, quindi più adatto al trasporto e alla conservazione. Ci dice qualcosa il greco Anacreonte:

Coppiera

E mesceva la schiava un vino
di miele, da una coppa di tre mestoli.

Eh, il nonno come sempre s’addormenta prima di me. Devo spostargli la faccia, altrimenti con l’alito di vinaccia che si ritrova, chi s’addormenta più. E ora come gli racconto il seguito. Adesso veniva la parte certo meno divertente, ma è anche giusto sapere che il vino nelle mense della Grecia era per i ricchi, visto il costo della produzione e della lavorazione. E che i greci avviarono poi il commercio di vini con le colonie in tutto il mediterraneo: in Anatolia, sulle coste africane, nelle colonie della Magna Grecia e in Gallia, dove avevano fondato Marsiglia.
Il racconto aveva però stancato il ragazzo, che a quel punto, bofonchiando ancora qualche parola:
La vendemmia veniva fatta nella metà di settembre, l’uva pigiata e messa in contenitori di legno o in muratura e inclinati per far colare il mosto (il ragazzo dice queste ultime parole sbadigliando e s’addormenta). …

Continua….

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